Il nuovo mercato, i listini tecnologici e i settori della cosiddetta “new economy” hanno completamente rivoluzionato tutti i sistemi finanziari e le piazze borsistiche europee e internazionali. Un esercito di piccole e medie imprese, caratterizzate da alti tassi di crescita in settori a elevata innovazione, ha raggiunto in pochi mesi capitalizzazioni inimmaginabili sui mercati borsistici internazionali. L’impennata dei titoli della new economy e le potenzialità delle numerose imprese in via di quotazione hanno attratto numerosi investitori, i quali concentrano la loro attenzione e il loro sempre maggiore interesse sui nuovi mercati. Nella valutazione dei titoli della new economy, gli esperti consigliano di considerare con attenzione due elementi: la qualità del management e la tipologia del business. La qualità del management rappresenta forse il fattore più importante per l’analisi delle potenzialità di sviluppo delle nuove imprese. Per tali società è, infatti, difficile fare affidamento ai multipli di mercato, dato che per la maggior parte dei casi si tratta di imprese che si trovano ancora in fase di start-up, e quindi con dei bilanci ancora in perdita.
Il Nuovo Mercato di Milano
Il Nuovo mercato della Borsa Valori di Milano è stato avviato solamente nel giugno del 1999. Le poche imprese che in quella prima fase furono quotate, soprattutto all’inizio, avevano raggiunto cifre record per quanto riguarda la propria capitalizzazione: la prima società che ne ha fatto parte, Opengate (attiva nell’ambito della distribuzione di prodotti informatici) è passata da un collocamento di 34 euro a oltre 4000 euro di quotazione massima prima della crisi di aprile di quell’anno, la quale aveva riportato la quotazione attorno ai 50 euro. Ma il caso più emblematico ed eclatante del successo dei titoli italiani della new economy fu sicuramente testimoniato da Tiscali che, partita da un prezzo di collocamento di 46 euro, riuscì a raggiungere una capitalizzazione superiore a quelle delle più storiche e prestigiose imprese italiane. Il nuovo mercato della borsa valori di Milano si componeva inizialmente di appena 27 titoli, esso si è poi via via ampliato, accogliendo le procedure formali per il collocamento e la quotazione presentate da moltissime società.
I titoli internazionali della new economy
Anche sul fronte internazionale non è certo semplice orientarsi nella miriade di società che hanno col tempo cavalcato l’onda della new economy. Dato che in questo ambito ci si era accorti che i tradizionali indicatori borsistici non rappresentavano punti di riferimento attendibili, dato che tali società non raccoglievano profitti, si sono allora affermati indicatori innovativi per la valutazione delle imprese della new economy, adatti alle specificità di ciascun business. Si utilizza, ad esempio, l’enterprise value (ovvero il valore aziendale calcolato sulla capitalizzazione di Borsa più il debito, o al netto del cash) determinato in funzione del numero di abbonati, per quanto riguarda le società che forniscono servizi informatici; per i portali si adotta invece l’enterprise value rapportato al numero di visitatori mensili. Mentre un ulteriore indicatore, il quale ha cominciato a svilupparsi inizialmente negli Stati Uniti, è la cosiddetta “stickiness“, che esprime il concetto di “fedeltà” dell’utente in rete (misurata, ad esempio, in base ai minuti di permanenza in un determinato sito, sulla base della quale le società definiscono i prezzi dei banner pubblicitari per i servizi legati all’e-commerce.
I settori più sviluppati nell’ambito della new economy
1)L’information technology è stato ed è tuttora considerato come il settore di punta della new economy, soprattutto a causa del suo enorme sviluppo e capitalizzazione sui mercati finanziari mondiali. Le nuove tecnologie e i sistemi complessi che permettono alle aziende internet o telefoniche di implementare servizi a valore aggiunto nascono proprio dal know how delle principali società legate all’It. Nell’ambito di questo settore si possono sottolineare le cosiddette “net company”, imprese e settori ibridi, un misto tra virtuale e fabbrica. 2)Anche il settore software ha avuto un buon sviluppo nell’ambito della new economy, grazie in particolare all’importante traino fornito dal colosso Microsoft, un elemento di riferimento per i listini mondiali del settore. Tra le principali aziende in questo senso spiccano sicuramente le imprese “ibride”, che accanto al normale software hanno anche potenziato attività collaterali in ambito high tech. 3)L’avvento e lo sviluppo di internet e, conseguentemente, della new economy hanno poi rivoluzionato nel vero senso della parola il mondo dell’hardware. Le telecomunicazioni cellulari, la web tv e le stazioni di videogames che possono permettere anche il collegamento con la rete hanno infatti spostato l’attenzione dalla “centralità” del personal computer. In molti casi, per fare solo un esempio, il rallentamento subito dalle vendite dei pc è stato compensato, all’interno di questo settore, dalla crescita e dallo sviluppo di iniziative innovative (computer palmari, società di distribuzione e vendita tramite internet, sistemi Java…).4)Il settore delle telecomunicazioni hanno dovuto il loro successo all’interno della new economy alle privatizzazioni e liberalizzazioni del mercato, soprattutto in Europa. 5)Infine, il Biotech è considerato da sempre il settore con maggiori possibilità di espansione, sia in ambito scientifico che finanziario.
Molto interessante.