All’interno del dizionario della finanza, il termine spread ha riempito buona parte degli articoli di cronaca specializzata nell’estate che si accinge a conclusione. Cerchiamo pertanto di comprendere cosa si intende oggi per “spread“, e quali sono i principali ambiti nei quali tale termine può essere utilizzato, con una particolare attenzione per lo “storico” uso sui tassi sui mutui bancari, e sul recente approfondimento sul fronte Btp Bund.
Lo spread
Lo spread indica letteralmente una “estensione” di un termine di relazione. Di conseguenza, in ambito finanziario, di norma lo spread indica o una distanza tra due parametri, o un incremento in allungo di un parametro di riferimento. Ma, ai fini di una maggiore chiarezza, cerchiamo di comprenderne il suo utilizzo in relazione ai mutui bancari e in relazione al gap tra il rendimento dei Btp e quello dei Bund.
Lo spread sui tassi dei mutui
Il tasso di interesse applicato al capitale oggetto di un mutuo è tradizionalmente composto da un parametro di riferimento, e da uno spread, che rappresenterà una maggiorazione a titolo oneroso prestabilita dall’istituto di credito erogante. Lo spread rappresenterà pertanto una forma di remunerazione per la banca, la principale fonte di redditività sul costo del denaro. Nell’ipotesi di un mutuo a tasso fisso, il tasso sarà composto dall’IRS di durata + spread; nell’ipotesi di un mutuo a tasso variabile, il tasso sarà composto dall’Euribor di periodo + spread, o dal tasso BCE + spread.
Lo spread sui Btp
Nel corso delle ultime settimane, uno dei termini che ha generato maggiormente timore in ambito finanziario è stato lo spread Btp Bund. Per tale si intende la distanza in termini di rendimento equivalente che separa i titoli di Stato italiani, da quelli tedeschi. Uno spread ampio è da interpretarsi negativamente, poichè si riferisce a un maggior rendimento da attribuire a titoli di Stato italiani per renderliequivalenti a quelli tedeschi.